Il blog nasce dalla volontà del fondatore Sergio Pesce, per mettere a disposizione quanto è riuscito a studiare e a scoprire sull'artista. Il materiale è stato pubblicato in un libro e in riviste specialistiche quindi spiegato lungo varie conferenze.
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venerdì 23 marzo 2012
lunedì 19 marzo 2012
Michael Pacher e San Tommaso
Apparso su ArteVarese il 02/03/2012
Michael Pacher e San Tommaso
Prosegue il nostro percorso alla scoperta di Michael Pacher
Studiando l'arte tirolese del XV secolo, fra tutti i suoi contemporanei, Michael Pacher risulta l'unico di statura autenticamente europea. Sergio Pesce ricostruisce alcuni aspetti storici e stilistici del pittore. Ecco il secondo affondo.
Ci accorgiamo della presenza di due punti focali. Il rigore italiano di un unico fuoco posto al centro del dipinto e ancora la particolare tecnica mantegnesca del punto di fuga ribassato non intervengono ancora nella dialettica del nostro autore. L'originalità dell'artista pusterese non va ricercata nella cieca accettazione della definizione di prospettiva; ecco perché analizzando attentamente la posizione delle due convergenze possiamo capirne

Il punto -a- nasce prolungando le linee di fuga della pavimentazione e quelle del piano superiore dell'altare posto in primo piano a destra della composizione. Il secondo punto -b-si ricava dalla fuga prospettica della parete di destra. A questo punto risulterà chiara la posizione delle convergenze, che si trovano entrambe sul corpo dell'aguzzino che sta sferrando il colpo mortale al Santo, in ginocchio sul lato di destra. La prima di queste si trova sul braccio -a-, la seconda proprio sopra la mano che sta impugnando la spada -b-. L'autore vuole che inconsciamente l'occhio dello spettatore venga indirizzato verso questi due punti che originano il movimento della scena, riconoscendo nella spada l'unica vera linea di fuga visibile, che giunge al punto di piegamento dell'assassino.
Possiamo considerare queste modificazioni spaziali utili a far funzionare il programma in rapporto al significato dell'opera e alla narrazione contenuta. Lo spazio quindi è vissuto in funzione alla scena da rappresentare (Sergio Pesce, La prospettiva in Michael Pacher, Roma 2011).
Dopo queste considerazioni mi sembra plausibile pensare che l'autore realizzasse al tempo stesso sia l'ambiente che le figure.
Il carattere fiammingo compare qui soprattutto nella fisionomica dei personaggi che mostrano un volto scarno e leggermente allungato. Interessante inoltre il movimento che compie uno di questi, sulla destra: sposta il capo per vedere la scena altrimenti coperta da uno spettatore. Impostazione grafica che Pacher deve aver visto nel grande altare di Hans Multscher a Vipiteno terminato proprio nel 1458.
Sergio Pesce * Laureato in Conservazione dei Beni Culturali
Per maggiori informazioni scrivi a fmeditore@libero.it
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